Il passato del nostro presente by Salvatore Lupo

Il passato del nostro presente by Salvatore Lupo

autore:Salvatore Lupo [Lupo, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Quadrante Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2010-06-12T16:00:00+00:00


2. Il discorso letterario: i miserabili

L’autoritarismo del Secondo impero napoleonico spiccava per vocazione «demagogica», ovvero per la ricerca di un consenso di massa: la Francia era d’altronde la patria delle idealità democratiche e socialiste europee, che andavano contrastate anche sul terreno dell’opinione pubblica. Ne derivavano grandi contraddizioni, per cogliere le quali ci baseremo su un romanzo scritto nel 1862 da un grande scrittore, Victor Hugo, e intitolato I miserabili.

Sintetizziamone la trama. Il protagonista è un poveraccio, Jean Valjean, che per aver rubato una forma di pane è stato condannato ai lavori forzati, la cui pena è poi cresciuta sino a raggiungere i diciannove anni a causa dei suoi ripetuti tentativi di evasione. Esce nel 1815. Le diffidenze della gente, le leggi e i regolamenti di polizia gli impediscono però di condurre una vita normale, lo bloccano ai margini della società (come si dice oggi, nella condizione del «marginale»). Sarebbe perduto se non incontrasse un vescovo di provincia non conformista, il quale lo accoglie, lo perdona, lo aiuta. Questi gesti cambiano per sempre Jean Valjean, lo spingono a superare il proprio egoismo e la propria rabbia, lo convertono all’altruismo. Assumendo un falso nome, l’ex forzato riesce a sfuggire ai controlli e giunge in una cittadina dove fa fortuna come industriale e diviene addirittura sindaco. Tiene fede nondimeno ai suoi nuovi ideali, ed è attento al benessere dei suoi concittadini meno fortunati e delle sue operaie. Cerca di aiutare in particolare una di esse, Fantine, licenziata a sua insaputa perché ha avuto una figlia fuori dal matrimonio, in quanto ridotta dal bisogno a prostituirsi. Quando Fantine muore, decide di prendersi cura della figlia di costei, Cosette.

Entra intanto in scena il poliziotto Javert, uomo formato su due principi: «il rispetto dell’autorità, l’odio per la ribellione; ai suoi occhi il furto, l’assassinio, tutti i delitti, erano soltanto forme di ribellione». «Stoico, serio, austero; sognatore triste; umile e altero», Javert è un fanatico, tutto compreso nel suo compito di «vegliare e sorvegliare», cioè di prevenire prima ancora che di punire la violazione della legge. Sospetta del sindaco e così facendo entra per la prima volta in conflitto con se stesso: pensa infatti di non averne il diritto perché si tratta di un suo superiore. Poi però scopre la verità e tutto nel suo mondo spirituale torna a posto. Solo, Jean Valjean gli sfugge un’altra volta. Javert dedicherà il resto della sua vita a cercarlo.

Javert rappresenta un simbolo straordinariamente espressivo dello Stato amministrativo imperante tra Napoleone «il grande» e Napoleone «il piccolo». È il terminale periferico del ministero degli Interni che, mediante la sua struttura capillare, raggiunge da Parigi le più estreme periferie, controlla le categorie sociali pericolose, ovvero sorveglia gli individui che ne fanno parte (oziosi, prostitute, vagabondi, sovversivi). Questo ingabbiamento degli individui in categorie è diverso da quello dell’Antico regime, ma non corrisponde nemmeno alla teoria liberale. Consente che i sospetti vengano messi in condizione di non nuocere, che i loro movimenti siano controllati attraverso istituti come il divieto di soggiorno; crea enormi archivi per la loro schedatura sistematica.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.